Tempo stimato per la lettura di questo articolo: 2 minuti.

La storia di Arjola Dedaj è davvero la storia di una sfida che si gioca ogni giorno: Arjola nasce in nasce in Albania nel 1981 con la sindrome di retinite pigmentosa, una malattia che le fa perdere progressivamente la vista, fino alla cecità, con la sola possibilità di distinguere luce, buio e qualche macchia indefinita. All’età di 17 anni, dopo un’infanzia difficile, arriva in Italia: era il 21 dicembre del 1998 e un gommone dall’Albania la porta nelle coste italiane.
Sul gommone guardavo in cielo e vedevo le stelle.
Vicino non distinguevo chi c’era di fianco a me.
Arjola Dedaj è non vedente ed è un’atleta della nazionale italiana dei 100 e dei 200 metri e del salto in lungo. Ai Campionati Europei di Atletica Paralimpica a Swansea del 2014 c’è stato il suo esordio con la maglia della nazionale, dove ha vinto tre medaglie, due d’argento nel salto in lungo e nei 200 mt, e una di bronzo nei 100 mt.
Con lo sport Arjola ha un legame forte, lo ha praticato da sempre e le ha insegnato tanto: il suo debutto nell’atletica è nel 2012, ma prima è stata ballerina, dove ha vinto gare di ballo e ha giocato a baseball, dove ha vinto sei scudetti.
A vent’anni facevo danza, dal 2005 baseball, dal 2012 l’atletica. Così la mia vita è cambiata radicalmente: ho potuto dimostrare prima di tutto a me stessa quello che ero veramente. Non c’era più la fanciulla timida che si nascondeva dietro quei occhiali miopici, con quell’aria impaurita. Mi spaventava tutto. Con lo sport ho scoperto la propriocettività del mio corpo, ho imparato a gestirmi e gestire in maniera libera e sicura gli spazi intorno a me, ad ascoltarmi dentro e fuori, ad osservare con altri occhi, quelli che vedono più di quello che dà la vista. Lo sport, le persone, la cultura mi hanno permesso di non vergognarmi di usare il bastone.
Ma non è solo nello sport che la vita di Arjola è straordinaria, lo è anche nella sua vita comune, nel lavoro, nella quotidianità: la sua cecità non è mai stata un limite, o una scusa. Nei primi anni in Italia ha lavorato come babysitter, come operaia, come aiuto cuoca. Poi ha frequentato un corso di computer all’Istituto per ciechi di Milano, e ora lavora in una compagnia di assicurazione.
La storia di Arjola è una storia bellissima di un’atleta, di una donna, di una lavoratrice, di una persona non vedente, che non vediamo l’ora di ascoltare da lei stessa in persona il 19 dicembre.