Gioco di squadra, innovazione e produttività: quanto è importante creare dei legami di qualità all’interno di un’azienda, un’associazione, un gruppo di ricerca?

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Quanto sono importanti la coesione e l’affiatamento di una squadra per poter raggiungere un obiettivo? Che sia un traguardo lavorativo, un incontro sportivo o un evento, la cooperazione è un elemento fondamentale per il successo di un’impresa e la capacità di saper lavorare all’interno di un team è una delle soft-skills più richieste al momento. Seppur abusata, è interessante la frase attribuita ad un proverbio africano: “Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcun altro.”

Durante l’ultima, per adesso, delle nostre interviste su Instagram, abbiamo chiacchierato con Simone Tornabene, speaker del TEDxSSC con il talk “Affrontare l’ignoto: il fallimento come vantaggio competitivo” e Professore di Communication Strategy alla IULM University. Diversi sono stati gli spunti: la risposta alla quarantena e alla pandemia come “foglio bianco”, il relativo processo di accelerazione della digitalizzazione e diffusione del lavoro da remoto. Ricordando il libro “Dove nascono le grandi idee” di Steven Johnson in cui si sostiene che la nostra capacità di innovazione è fortemente condizionata dal rapporto con gli altri e con l’ambiente di lavoro fisico, abbiamo chiesto a Simone un’opinione riguardo professioni creative e lavoro da remoto.

Steven Johnson sottolineava la connessione fra rete personale e innovazione: «L’architettura fisica del nostro ambiente di lavoro può esercitare un effetto rivoluzionario sulla qualità delle nostre idee. Il modo più rapido di congelare una rete liquida è isolare le persone dentro uffici privati, dietro porte chiuse a chiave». Simone ci ha fornito uno sguardo ancora diverso, che ci sta a cuore, e riguarda il lavoro di squadra e la creatività per le professioni innovative: ecco qui la riflessione.

Come le professioni creative e innovative possono risentire di queste nuove modalità digitali di lavoro? Quanto è necessaria la presenza fisica per questo tipo di professioni?

«È la domanda delle domande, che ci stiamo facendo anche noi in questi mesi. È un foglio bianco. Sicuramente è un foglio bianco che porta con sé opinioni divergenti, ma anche molto opposte, per non dire coltellate. Perché ovviamente ciascuno ha un’opinione ed è molto forte. La cosa che noi stiamo vivendo, ed è confermata poi anche dagli studi più seri, è possibile, soprattutto per le attività creative, o comunque per quelle in cui non è richiesta la presenza in simultanea delle persone, lavorare completamente da remoto. Questo, come dire, fu testato su scala da WordPress che già un bel po’ di tempo fa, qualche decennio fa, aveva una struttura, pur essendo una multinazionale, totalmente distribuita. Tuttavia, il problema grosso è che questo funziona soprattutto se si riesce a trovare un bilanciamento facendo delle attività di presenza. Non tanto per il lavoro, quanto per creare legame.

Una delle sfide più grandi che stiamo affrontando noi in agenzia è sicuramente quella di aver assunto delle persone, durante la pandemia, che non sono mai venute in ufficio, non hanno mai parlato direttamente con i colleghi.  Quindi, mentre colleghi che lavorano insieme da un po’ di tempo vanno completamente in remoto e non notano nessuna differenza, tranne che nella facilità con cui la mattina iniziano a lavorare perché non devono andare in ufficio, dall’altro lato per chi arriva in un’organizzazione è qualcosa di molto alienante, perché non hai mai avuto occasione di creare delle relazioni personali con i tuoi colleghi.

Quindi la vera sfida è, in realtà, questa. Io credo che tutto sia possibile anche tecnicamente, in qualsiasi situazione, anche perché ormai la tecnologia ti permette anche di fare in remoto dei lavori che richiedono una presenza fisica. Il problema principale è che il rendimento di un gruppo funziona, anche e soprattutto, per via delle relazioni in quantità, e in qualità, che si sviluppano e quando questa fiducia non c’è, o non è ancora stabilità, è molto difficile farlo da dietro uno schermo. Sembra molto più facile farlo, perché in fondo siamo degli animali, incontrandosi fisicamente. Quindi la vera sfida è: lavorare da casa, ma avere modo di trovare dei momenti per costruire questi legami fisici. E di nuovo, la risposta è da trovare.»

L’importanza che ricopre il rapporto e la costruzione di un legame tra persone si intravedeva già nel talk di Simone che come pilastri per poter orientarsi in questo mondo ormai senza certezze assolute, oltre alla ricerca continua e alla visione del fallimento come opportunità di crescita, si soffermava proprio sull’importanza della condivisione, della costruzione di un rapporto di fiducia, come base di una relazione che porta poi alla costruzione di un network di “salvataggio”. «Perché la differenza la fanno le persone».

Se ancora la risposta è da trovare nella ricerca di un bilanciamento tra digitale e presenza ti forniamo qui tre spunti dal mondo TED per rafforzare quei legami, sia da remoto che in virtuale:

  1. Sicuramente per un po’ di tempo le riunioni digitali continueranno, anche per ragioni di sicurezza, a far parte delle nostre vite. Come provare a stimolare un maggiore coinvolgimento anche da dietro uno schermo? Con il gioco! Ricca di spunti quest’intervista tra Jane Dutton, docente di Business Administration and Psychology all’University of Michigan, e Adam Grant, firma del New York Time, psicologo e voce di un podcast per TED. Anche durante una video chiamata si può provare a cercare un “legame di qualità”, come spiega Jane: «A high-quality connection is a shorter-term interaction you have with someone virtually or face to face, in which both people feel lit up and energized by the connection.» Anche se la presenza fisica resta sempre molto più efficace per stringere queste relazioni.
  2. Qual è l’ingrediente segreto di una squadra di successo? Non tanto l’intelligenza dei singoli, come si potrebbe pensare. Thomas Malone insieme a ricercatori del MIT ha visto che squadre in cui tutti avevano lo stesso tempo per parlare, in cui ogni idea, da qualsiasi persona venisse espressa, aveva lo stesso peso e in cui le persone riescono ad essere più epatiche tra loro, raggiungevano risultati migliori. Altri spunti si trovano nell’articolo.
  3. Può una torre aiutare a sedimentare le fondamenta di una squadra? Tom Wujec ti spiega come in questo talk!